Il gusto proibito dello zenzero
Jamie Ford
Garzanti, 2010
Pagg. 380, € 18.50
Henry e Keiko hanno entrambi occhi allungati, capelli scuri e sono nati negli Stati Uniti. I genitori di Henry, però, sono cinesi, mentre quelli di Keiko giapponesi: un ‘dettaglio’ che, negli Stati Uniti del 1942, può fare una grande differenza. Per gli americani, infatti, i giapponesi – anche quelli naturalizzati – rappresentano “il nemico”; e che Keiko sia nata negli Usa e si senta americana non conta proprio nulla. Anche Henry, del resto, è straniero in patria: “diavolo bianco” per i cinesi perché frequenta la scuola degli anglosassoni, muso giallo da emarginare per i suoi compagni bulletti. Nella Seattle della seconda guerra mondiale, dove si suona jazz in strada e nei nightclub e l’alcol proibito viene sostituito con lo zenzero fermentato, Henry e Keiko si conoscono, si piacciono, diventano amici. Anche se non se lo dicono, a loro modo si amano; ma, almeno per una tradizionale famiglia cinese come quella di Henry, se c’è una regola da non infrangere è quella di non avere alcun rapporto con gli odiati giapponesi. Che, del resto, a un certo punto vengono allontanati dagli americani stessi, e – dopo aver nascosto i loro beni nel vecchio Hotel Panama – portati “per il loro bene” in veri e propri campi di concentramento, di cui sui libri di Storia non si parla ma dai quali, per fortuna, un giorno si potrà fare ritorno. Ad Henry e Keiko non resta che accettare la realtà dei fatti: a 13 anni un ragazzino in Cina è già abbastanza grande per sposarsi, ma negli Stati Uniti deve ancora sottostare alla volontà di un padre di poche parole, con cui la comunicazione è resa ancora più difficile dall’obbligo di parlare inglese, e non cantonese, anche in casa.
Proprio per esplorare il rapporto con suo padre e il periodo storico in cui è cresciuto, Jamie Ford, per metà cinese, decide di scrivere questa storia: una vicenda di guerra e di razzismo in cui però gli orrori bellici non fanno mai capolino ed anche le vicende più tristi sono accettate dai protagonisti con dignità tipicamente orientale. Con un linguaggio delicato, descrizioni minuziose e un ritmo forse un po’ troppo lento per il lettore occidentale, Il gusto proibito dello zenzero ci porta attraverso le strade di Seattle, tra il 1942 e il 1986, fino a concludere il viaggio nell’Hotel Panama dove tutto è iniziato e dove tutto può risolversi. Deus ex machina un altro giovane cinese, che con suo padre Henry non dialoga molto, ma, come lui, pensa che l’amore possa superare i confini dello spazio, del tempo e della razza.