Chiara Santoianni

15 domande a… Chiara Santoianni
(autrice di saggi, manuali, guide, racconti e dei romanzi Il diario di Lara, Provaci ancora, Lara!, Il lavoro più (in)adatto a una donna, Cocktail di cuori, Missione a Manhattan).

Quando è nata la tua passione per la scrittura?
Si può dire da sempre: ero forse in prima elementare quando, sulla vecchia Olivetti “Lettera 22” di mia nonna, composi il mio primo testo, concludendolo con “fine dell’articolo”! Da allora, non ho più smesso di scrivere.

Oltre a scrivere, che lavori hai fatto/ fai?
È più facile dire quali lavori non ho fatto… Ho avuto esperienze soprattutto nel campo dell’editoria, ma anche (a 360°) in quello della scuola. Che mi ha fornito molto materiale per i miei libri!

Quali sono i tuoi modelli letterari?
Gli scrittori che amo sono molti, soprattutto stranieri, ma credo che l’unica che abbia avuto veramente un’influenza sul mio stile sia stata Sue Townsend, l’autrice della fortunata serie di Adrian Mole. L’ho letta in inglese perché da noi è tradotto solo il primo volume.

Cosa ti piace leggere?
Romanzi umoristici, gialli classici, saggi di psicologia divulgativa, manuali di informatica. Cose molto diverse!

Il posto e il momento migliore per leggere un libro.
Per leggere, ogni posto e ogni momento possono essere buoni. Riesco a leggere su una sdraio tra le grida dei bagnanti, nell’autolavaggio o al semaforo, nelle sale d’attesa, mentre faccio la fila, persino nelle riunioni scolastiche più noiose… Potendo, mi piacerebbe leggere seduta tranquillamente in un parco. Oggi, leggo moltissimo grazie ad Alexa.

L’ultimo libro che hai comprato?
Il ghostwriter di Thomas Harris, per portarmelo in vacanza, insieme a uno degli ultimi di Adrian Mole. E Nonsolodue di Claudia De Lillo, un’autrice che adoro.

La tua citazione preferita?
Niente che sia buono è un miracolo, niente che sia bello è un sogno (Richard Bach)
Meglio fare un errore con passione che fare freddamente la cosa giusta (Joyce Lussu)

La canzone che non ti stanchi mai di ascoltare?
Can’t take my eyes off of you. La sentii per la prima volta negli anni ‘80, a una festa dove la suonavano ininterrottamente, adesso ce l’ho almeno in sei cover diverse.

Qual’è il tuo rapporto con la televisione?
Per anni l’ho usata come uno schermo cinematografico: ogni tanto l’accendevo per vedere un programma che m’interessava e appena terminato la spegnevo. Niente zapping! Oggi, mi limito a collegare il monitor al mio notebook, apro Amazon Prime e scelgo un film da lì.

Le tre più grandi invenzioni della storia, secondo te.
Il computer, il telefono cellulare, il materasso. Che scomodità se dormissimo ancora per terra…

C’è un posto del mondo che ti piacerebbe ancora visitare?
Ce ne sono molti, tutti di natura tropicale: le Maldive, i Caraibi, l’America Latina. Ma mi attirano molto anche le città nordeuropee.

Sei invisibile per un giorno: dove vai?
In una casa importante editrice, a rubare tutti i segreti del mestiere! E dalle persone che amo, a vedere come vivono senza di me.

Saresti davvero felice se…
Se la smettessimo di inquinare il mondo (e, ovviamente, di combatterci l’un l’altro in ogni situazione).

Hai ancora qualche sogno nel cassetto?
Vedere il mio nome nella top ten dei bestseller! A volte mi distraggo e la guardo pensando: com’è che non c’è il mio libro? 🙂

La tua filosofia della vita, in una frase.
La chiedo in prestito allo statista William Jennings Bryan: “Il destino non è una questione di chance; è una questione di scelta. Non è una cosa che si deve aspettare, è una cosa che si deve conquistare.”