Acciaio - Silvia Avallone

Acciaio

Nella periferia di via Stalingrado a Piombino, la felicità si raggiunge con poco. Una giornata sotto gli ombrelloni nella spiaggetta davanti alle case degli operai; un pomeriggio tra adolescenti in un luogo deserto e rugginoso, ma segreto; una serata in discoteca o al pattinodromo, a caccia di ragazze da conquistare. Soprattutto, in via Stalingrado, tra i palazzoni grigi delle case popolari, quel che conta è avere un amico o un’amica con cui dividere la solitudine e quel poco che si ha, fosse anche solo una pista di cocaina o un angolo di spiaggia coperto di rifiuti, che però nessun altro conosce. Lo sanno bene Francesca e Anna, l’una bionda e l’altra mora, per il resto uguali: cresciute come sorelle nello stesso palazzo, nella stessa scuola, nello stesso cortile, a 13 anni sono ancora l’una il mondo dell’altra. Anche quando il corpo cambia e diventa un territorio da scoprire e un’arma da esibire. Consapevoli del desiderio maschile, Anna e Francesca lo provocano, ma tornano sempre a rifugiarsi nel loro microcosmo segreto, fatto di intimità, confidenze, gesti e pensieri d’amore. Un universo chiuso, il cui equilibrio può durare a patto di non condividerlo. Ma questo non sempre è possibile.

A fare da sfondo alle vicende di due generazioni della classe operaia, che inseguono sogni troppo grandi per loro (ricchezze facili, amori impossibili, la fuga dalla quotidianità, sia pure solo per attraversare i 4 km di mare che separano la terraferma dal paradiso per turisti dell’isola d’Elba), le ciminiere degli altoforni delle acciaierie Lucchini: il luogo dove tutto nasce e tutto si trasforma, dove tutti lavorano e qualcuno muore. Tra il caldo insopportabile del fuoco che scioglie l’acciaio, i carroponti, i muletti per trasportare le siviere, i furti di rame e lo squallore dei nightclub, si muovono affannosamente gli altri personaggi del romanzo: il fratello di Anna, Alessio; suo padre Arturo, che dalla fabbrica è stato licenziato; gli amici Cristiano e Mattia; il padre padrone Enrico, tutto botte e ottusità. A fargli da complemento, una serie di figure femminili rassegnate: le moglie Sandra e Rosa, incapaci di chiedere il divorzio; le adolescenti Sonia e Jessica, oggetto sessuale dei maschi del branco; la bella e agiata Elena, ormai distante dall’operaio Alessio.

La prova d’esordio di Silvia Avallone è un capolavoro premiato dalla critica e dal pubblico, secondo classificato al 64° Premio Strega e vincitore del Premio Campiello 2010 Opera Prima, la cui scrittura potente ti entra dentro, come il calore dell’acciaio sciolto, e non ti lascia più.

Acciaio, Silvia Avallone, “La scala”, Rizzoli, 2010, pp. 358