Ouessant

Ouessant. L’isola delle donne

Nell’Oceano Atlantico, a 48° e 28′ di latitudine N, e a 5° e 06′ di longitudine O, a 13 miglia dalla terraferma, di fronte alla Bretagna, si trova un’isoletta di soli 15 km2 e 800 anime, la cui forma ricorda un granchio. È Ouessant: la più lontana, tra le isole francesi, dalla costa continentale. È un’isola dai paesaggi aspri e rocciosi, sferzata dai venti e modellata dalle onde dell’oceano, che spesso, nei secoli, hanno fatto affiorare sulle sue rive i resti scampati ai naufragi delle navi, sbattute dalle tempeste, trascinate dalle correnti marine – tra le più forti d’Europa – o smarritesi per la spessa coltre di bruma. Ai suoi abitanti il compito di raccogliere i carichi superstiti, appropriandosene secondo la consuetudine locale del bris; e di costruire le abitazioni con il legno di navi e velieri, risorsa importante in quanto introvabile sull’isola.

Eppure Ouessant è un’isola accogliente, più di quanto non sembri a prima vista, pronta a stupire chi sbarchi sulle sue terre con una natura intatta e selvatica, una popolazione locale amichevole (a dispetto degli stereotipi, che vogliono la Bretagna “terra semi-inospitale abitata da gente chiusa”) e persino una fantastica dimora in cui alloggiare, se si ha la fortuna – come è successo all’autrice di questo libro – di ottenere una borsa di Residenza d’artista per la scrittura poetica da parte del Centre Cultural Cali. È il Sémaphore, il semaforo, per la sua forma particolare e per la sua funzione di osservatore del ‘traffico’ del rail di Ouessant, il passaggio marittimo più frequentato del mondo; ed è casa per Annalisa Comes, suo marito (bretone) Yves Le Bris, il loro figlioletto Yann, sua mamma e il gatto Pastis, per i mesi della borsa di scrittura: periodo indimenticabile che segna così tanto l’autrice da non consentirle di mettere nero su bianco le emozioni suscitatele dall’isola se non otto anni dopo la sua esperienza.

Nasce così questo volume, edito da Iacobelli, che racchiude nelle sue pagine molto più di una narrazione autobiografica, di un diario di viaggio, di un memoir, di un ‘documentario’ geografico: serba infatti l’anima di un’isola speciale, che è a sua volta, nelle parole dello scrittore francese Julien Gracq, “una provincia dell’anima”. Ouessant racchiude l’anima della Bretagna, “un paese di terre, acque e isole cangiante e bellissimo, in perenne movimento, con le sue ampie maree, le correnti forti e pericolose, le tempeste, i venti impetuosi e le brezze più miti”; e possiede un’anima fatta di falesie grigie, brughiere viola e giunchi gialli, di gabbiani che non sono solo gabbiani ma “mugnaiacci, zafferani, gabbiani tridattili, fulmari e perfino gabbiani reali nordici”, di persone vere e ospitali come Aude, Joëlle, Yann, Jean-Jacque, Mireille, Isabelle e tante altre…

A Ouessant Annalisa Comes si ambienta, compone le sue opere letterarie, legge quelle degli scrittori francesi, alcuni dei quali l’hanno preceduta al Sémaphore lasciando traccia, nei libri della chambre de veille al terzo piano, del loro passaggio; studia le girouettes, le banderuole in legno o in rame, vanto dell’artigianato locale; guida il piccolo Yann alla scoperta di minerali, conchiglie, insetti, fiori selvatici e lumache; impara a pedalare sui sentieri pietrosi e a tenersi a debita distanza dagli strapiombi rocciosi; esplora spiagge di sabbia dall’acqua cristallina, come la Plage de Corz, la Plage du Prat, Yuzin; ammira i tramonti arancione prima che la notte venga illuminata dalla luce intermittente del Phare du Créac’h, uno dei più potenti d’Europa, che segna il passaggio tra l’Atlantico e il canale della Manica. Assorbe la tradizione gastronomica locale, con i suoi stufati cotti lentamente nella torba in cocottes di ghisa, e ce ne regala generosamente alcune ricette, che il lettore è ben tentato di provare.

A Ouessant Annalisa Comes partecipa al Salone Internazionale del Libro Insulare con una mostra fotografica dedicata alla scrittrice e pittrice finlandese Tove Janssen (sue sono anche le belle fotografie che illustrano il volume, facendoci entrare ancor più pienamente nell’atmosfera dell’isola). E scopre un universo femminile che la vita dura dell’isola ha forgiato e temprato, facendo assumere alle donne ruoli a volte inaspettati: idraulica, tassista, pompiera, marinaia… C’è chi ha rischiato la vita per salvare uomini in difficoltà, come Rose Héré, che nel 1903 porta in salvo da sola, nella baia di Pen Ar Roc’h, 14 marinai su una scialuppa; e chi si è imbarcata per mesi come aiuto mozzo su navi tonniere, come Odette Loyen du Puigaudeau, scrittrice, giornalista, etnologa ed esploratrice. Sull’isola, fino alla metà dell’Ottocento, sono le donne a chiedere la mano dell’uomo e a dare il loro cognome ai figli; e, quando gli uomini sono lontani per le guerre o i viaggi in mare, li sostituiscono in tutti i compiti, anche in quelli più pesanti.

Quand’è il momento di tornare a casa a Versailles, lasciando Enez Eusa (così è chiamata Ouessant: l’isola alta) Annalisa Comes sa che tutto cambierà. Vedrà di nuovo le foglie degli alberi rosse dei colori dell’autunno, ma non più le acque spumose agitate da tempeste o mosse da brezze, correnti e maree: la terraferma è terra-ferma, e “terra che ferma”. Eppure, allo sbarco, le suscita un giramento di testa. “È il mal di terra. A volte non passa mai. Ma ci si abitua”, le dice il marito Yves.

Ouessant. L’isola delle donne. Diario di una residenza sull’Oceano, Annalisa Comes, “Frammenti”, Iacobelli Editore, 2023, pp. 132.

Torna in alto