Come mi batte forte il tuo cuore - Benedetta Tobagi

Come mi batte forte il tuo cuore

Per chi di noi è nato negli anni Sessanta, Settanta o anche prima, la morte di Walter Tobagi, giornalista del “Corriere della Sera”, è un pezzo di storia: tutti ricordano la sua fine, quel 28 maggio del 1980, in un attentato terroristico dell’estrema sinistra.
Per sua figlia Benedetta, invece, la morte di Walter Tobagi è l’evento che ha segnato uno spartiacque nella sua vita: non solo la perdita, nella primissima infanzia, di un genitore amato e mai vissuto in pieno, ma una vera e propria ragione per andare avanti nonostante tutto, intraprendendo un cammino che l’ha portata, sulle orme del padre, ad esprimere le proprie idee attraverso il giornalismo (e la regia cinematografica) e, oggi, a scrivere questo libro.
Il 28 maggio del 1980, quando Walter Tobagi si avviava verso la sua auto parcheggiata presso il numero 12 di via Salaino per recarsi al lavoro, e il terrorista Marco Barbone della Brigata XXVIII Marzo impugnava la pistola per sparargli alle spalle il colpo fatale, Benedetta Tobagi era lì, in casa, a poca distanza.
Quando suo padre, riverso a terra con la testa in un lago di sangue (la foto scioccante è riportata in bianco e nero a pagina 225), veniva circondato dalla folla, la piccola Benedetta di tre anni accorreva accanto al corpo del padre, chiedendosi cosa fosse successo.
E ancora, quando l’amata moglie Stella si rinchiudeva a piangere silenziosamente, Benedetta era lì, a condividerne altrettanto silenziosamente il dolore. Poi è cresciuta; come il padre ha percorso la carriera giornalistica; come il padre ha letto, indagato, cercato, intervistato, fino a regalarci, a trent’anni dalla morte di Walter, questo suo primo libro.
Raccontare la breve ma intensissima vita di Walter Tobagi – socialista craxiano, fervente cattolico, presidente dell’Associazione Lombarda dei Giornalisti, fondatore della corrente sindacale Stampa Democratica, redattore in diversi giornali e infine nel “Corriere della Sera” – non sarebbe stato facile per nessuno, soprattutto se così profondamente coinvolto come lo è una figlia. Ma Benedetta, messo da parte ogni sentimentalismo, affronta l’argomento con il rigore scientifico del giornalista, dopo aver scavato minuziosamente nello studio e nella biblioteca ancora intatti del padre, tra i suoi appunti scritti a mano, tra le lettere private, tra i suoi tantissimi scritti pubblicati sui giornali o in volume, senza lasciarsi coinvolgere dal suo dramma personale ma volendo dargli un senso, e incurante dell’avvertimento del nonno Ulderico “stai attenta a non farti troppo male”.
Passare attraverso una vita giovane e appassionata, ricca di ideali e di sogni, di coraggio e senso del dovere (al punto da trascurare il pericolo, pur presentito e temuto), non è solo un modo per raccogliere con fedeltà il materiale documentale da trasmettere ai lettori.
È anche un cammino interiore che porta Benedetta, attraverso la scrittura, a fare pace con se stessa e anche con gli assassini di suo padre (nei confronti dei quali, nei fatti riportati con obiettività, non si legge alcuna parola di astio); e a dare una spiegazione alla morte di Walter, attraverso la rilettura degli avvenimenti politici dell’epoca.
Così, il saggio di storia contemporanea si trasforma in un romanzo di formazione, in cui però a trasformarsi non è il protagonista, ma l’autrice.
Partendo dai ricordi personali, intrecciati alla ricostruzione che proviene dalle ricerche, dalle interviste ad amici, parenti e colleghi, dallo studio delle innumerevoli carte di Walter, Benedetta Tobagi ripercorre in una sua personale chiave di lettura – volta a far emergere la figura del padre, ma sempre rigorosamente obiettiva – gli avvenimenti politici dell’epoca. Sfilano così, sullo sfondo degli anni Settanta e Ottanta, figure politiche istituzionali accanto a direttori di giornali, sindacalisti e riformisti, studiosi e magistrati, vittime del terrorismo e brigatisti ‘eccellenti’. Per ciascuno, Benedetta Tobagi ha lo sguardo rigoroso del giornalista d’inchiesta. Solo alla fine si lascia andare a una piccola critica, sottolineando una ‘lacuna’ nelle indagini, che hanno trascurato un dettaglio inquietante: la copia del volantino di rivendicazione dell’attentato, trovata in una cartellina tra i documenti segreti di Licio Gelli. E un po’ di distanza la prende anche da Bettino Craxi, che, da amico di famiglia che ad ogni Natale le porta doni, si trasforma per la sua reticenza in ospite indesiderato, anche se continua a mandarle tigri di peluche.
Alla fine, la Benedetta giornalista torna figlia e dedica al suo papà questo primo libro pubblicato a 33 anni. La stessa età in cui Walter Tobagi smette di vivere, in una chiusura ideale del cerchio, in cui la morte viene sconfitta attraverso le parole scritte e si trasforma in una nuova vita.

Benedetta Tobagi, Come mi batte forte il tuo cuore, Einaudi, 2010