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Recensione
Il fast food dei sentimenti
di Davide Fiorillo
Enrico di cognome fa Onesto, ma – chissà perché – nessuno se ne ricorda: tutti lo chiamano Ernesto. Come l’Ernest/ Earnest del romanzo di Oscar Wilde gli piacerebbe essere sempre sincero; ma, per raggiungere il suo obiettivo, deve trovare un escamotage. Giornalista per le pagine culturali di uno storico settimanale della città, Enrico ha infatti appena scoperto che le cose sono cambiate e la sua bella redazione, ormai in mano ai cinesi, si è trasformata in una topaia che ospita un solo redattore, lui.
In questo sconfortante panorama lavorativo (che riflette metaforicamente le incerte vicende delle case editrici del Sud Italia), Enrico deve pur sopravvivere e, mettendo in pratica l’arte di arrangiarsi tipica della sua città, Napoli, decide di accettare – in apparenza – i compromessi, per fare in realtà quel che desidera. Incaricato di scrivere un libro di cucina, per giunta breve, si propone di pubblicare tutt’altro. Ci riuscirà?
Per saperlo, il lettore deve arrivare alla fine del libro, attraverso nove ‘menu’/ capitoli: dall’ordinazione, preceduta dall’Antipasto a sorpresa, al Menu per bambini, passando per i menu della prima volta, Bovary, del patto scellerato, del Panopticon, dell’amicizia, dei desideri…
Di desideri ne ha soprattutto uno, Enrico: trovare un po’ di serenità. Incline alla pigrizia (che considera “una pratica assai sana”), sensibile al fascino rurale della vicina Terra delle Sirene, capace di godersi il qui e ora di una spigola accompagnata da triglie freschissime da friggere croccanti, è in fondo un tipo semplice. È l’amore a complicargli la vita. Ed ecco che, per Enrico, Il fast food dei sentimenti diventa, invece che un libro di cucina su commissione (a proposito: il volume contiene sette deliziose ricette, quasi tutte di pesce, da provare subito), il modo per raccontare “la fenomenologia della vita di relazione” nell’epoca del consumo dei corpi e, con essi, dell’anima.
Dona il suo corpo più volte, Enrico, nel corso del breve romanzo, e a donne sempre affascinanti e sempre diverse; ciascuna gli lascia qualcosa di sé e a volte pare che sia proprio l’Amore, ma l’impermanenza di tutte le cose torna a dimostrargli che non è così. Più solida, anzi incrollabile, è l’amicizia. Gli amici gli entrano in casa di soppiatto, gli affidano di rinnovare il lievito madre di famiglia, lo invitano a un party dove si sente un pesce fuor d’acqua, ed Enrico continuerà ad amarli.
Sono le donne che non riescono a stargli accanto per sempre. Perché Enrico non è in cerca semplicemente di una compagna. In linea con la sua purezza, per lui l’amore potrebbe durare solo se fosse quello con la A maiuscola. In uno degli ultimi capitoli del libro (che è un metaromanzo: l’autore inserisce nella narrazione il suo stesso percorso creativo), il protagonista torna dall’unica donna dei cui sentimenti non può dubitare. Alla Cacciatrice di polpi sottopone non solo la struttura del suo racconto, ma anche il grande dilemma della sua vita: l’amore vero esiste, o è solo un’illusione?
Attraverso le sue parole, Davide Fiorillo ci fa riflettere su una profonda verità: “La ricetta della felicità, l’optimum, è trovare qualcuno che abbia difetti diversi dai nostri, ma che con i nostri si incastrano al millimetro. Certo, c’è il rischio di incazzature, di litigi, ma almeno c’è la possibilità di migliorare e progredire. È nel mezzo, dove c’è l’imperfezione, che l’amore ha lo spazio di esistere”.
«– E quindi per te l’amore vero non esiste?
– Cosa intendi per “amore”?
– Intendo due che non litigano mai, che si amano per sempre, che si desiderano, si sono simpatici, si stimano, si sentono complici, si aspettano per tutta la vita… Florentino e Fermina, che si amavano ai tempi del colera, per esempio.
– Ma se lei lo ha sempre respinto! Ha ceduto solo per sfinimento!
– Insisto, secondo me per ognuno di noi esiste, da qualche parte sulla terra, una persona senza difetti che solo a noi si raccorda, combaciando perfettamente… e comunque Florentino a Fermina l’amò per tutta la vita».
Il fast food dei sentimenti, Davide Fiorillo, “La cisterna”, Giannini Editore, 2025, pp. 106. In copertina: disegni di Alessandro Rak

