Quando, nel 1932, Graham Greene dette alle stampe Stamboul Train, il suo quarto romanzo (dal 1929, ne scriveva uno all’anno), non sapeva ancora che sarebbe diventato il suo primo grande successo – al punto che, già nel 1934, ne sarebbe stato tratto un film. Lo scrisse, però, ben convinto di star assecondando i gusti dei lettori, quelli di allora ma in fondo di sempre, che avrebbero di certo apprezzato una storia ricca di personaggi e di misteri, a tratti molto avventurosa e ambientata su una delle ‘icone’ della storia ferroviaria, l’Orient Express.
Il romanzo doveva venire incontro alle necessità economiche del suo autore; ma, nello stesso tempo, Greene lo considerava “un divertimento”: per il pubblico, certo, ma anche per lui. In un’epoca in cui si poteva viaggiare con la fantasia solo sulle pagine di libri e atlanti, perché il Web era ben lontano dall’esistere, Graham Green, che sul treno per Istanbul non era mai salito perché non poteva permetterselo, poté vivere una movimentata avventura da Ostenda a Istanbul, nei panni del commerciante ebreo Carlton Myatt, della ballerina di fila Coral Musker, del rivoluzionario slavo dottor Czinner, della giornalista d’assalto Mabel Warren e della sua (dama di) compagn(i)a Janet Pardoe.
Oltre ad arricchirlo di tanti co-protagonisti, Greene aggiunse al romanzo una nutrita serie di comprimari e persino un scrittore un po’ tronfio, che – allorché il suo contemporaneo Priestly si fu riconosciuto in lui – gli valse una minacciata denuncia per diffamazione e l’urgente necessità di apportare tagli e modifiche al libro già stampato. C’è, insomma, ne Il treno per Istanbul, una storia nella storia: quella del suo autore, che lotta per la sopravvivenza (materiale e letteraria), e che si unisce alle storie dei personaggi da lui creati, che vivono, ciascuno a suo modo, una personale battaglia per conservare ciò a cui tengono di più.
Battaglia che, nel capitolo dedicato alla stazione di Subotica, si trasforma in una emozionante avventura, quasi un film d’azione (mentre leggiamo, i fotogrammi della pellicola ci passano davanti agli occhi, grazie all’abilità magistrale di Greene). Si può immaginare perché, da Greene in poi, tanti scrittori (tra cui Agatha Christie, che nel 1933 aveva composto un racconto ambientato sul treno per Istanbul e nel 1934 aveva dato alla luce il capolavoro Murder on the Orient Express) abbiano scelto i vagoni dell’Orient Express come scenario per i loro romanzi. Graham Greene, però, è stato il primo.