Anna, lunghi capelli neri, denti brillanti e grandi, pelle candida, è “bella da star male, lunga e sinuosa, chiara come la luna”. Coloratissimi sono invece i suoi quadri: tele enormi dal valore altrettanto grande, come Sarah (2×2 metri, base d’asta 50mila euro), dedicata alla cantante jazz Sarah Vaughan, artista “sopra le righe” come il fucsia che la pittrice ha scelto per lei. Ed è proprio il rosa acceso che si staglia nel buio del salone di una nave da crociera, riflettori sull’evento di beneficenza e luna piena sul mare, ad attirare lo sguardo di Raffaello o “Erre”, trombettista jazz dal talento indiscusso, riccioli ribelli e una vocazione per l’apprezzamento, spesso temporaneo, delle belle forme femminili. Sono liberi, i personaggi di Nina Zilli: tradiscono il partner per rimanere fedeli a se stessi, rivendicando il diritto di essere padroni della propria vita, di passaggio in quella degli altri, come in fondo lo sono gli artisti. Sono artisti Anna e Raffaello, ma lo è anche Sandra, che ha riposto nel cassetto il sogno di diventare un soprano per dedicarsi all’amore, anche se non è poi tanto ricambiato. Ed è artista ciascuno di loro, a suo modo, nel districarsi in una (doppia) vita ricca di imprevisti e segreti, di occasioni imperdibili o perdute che si potrebbero cogliere, e forse c’è ancora la possibilità di farlo.
Avviene per caso, nell’oscurità avvolgente della notte, al chiarore della luna, l’incontro fatale (perché è il Fato, in questo libro, a reggere le fila dell’azione) tra Anna e Raffaello, nel capitolo 1 che è anche il Due di sette: sette giorni in cui i due protagonisti si scopriranno quel tanto che basta per desiderarsi per sempre, e avranno ‘solo’ la necessità di ritrovarsi. È in questa prima notte d’amore che si svela, ancor più che nel resto del libro, il talento di Nina Zilli narratrice: come in un film (l’intento dell’autrice di creare sequenze ‘cinematografiche’ è esplicito), vediamo intrecciarsi corpi e anime, e trasmettersi – e trasmettere al lettore – non le sensazioni corporee di un primo incontro occasionale, ma l’intensità di un sentimento così totalizzante e nuovo che, mentre lo si prova, stupisce. E commuove. E spegne il cervello, fa rinascere e morire, mette in discussione ogni certezza, se non quella che si sia trovato l’Amore. Come nella vita, però, le cose non sono mai semplici: Anna ha Marco (ormai ex nel suo cuore, ancora convivente di fatto) che l’aspetta a Milano, e Erre ha Sandra, che cucina cupcake nell’attesa del ritorno del suo trombettista. Ma il bello di un romanzo è che tutto può accadere. E l’attracco, che nella vita reale segnerebbe il finale di un incontro da Love boat nella cabina di una nave, è il punto di partenza per una storia di coincidenze alla Sliding Doors.
Sono tanti i riferimenti ai film del grande schermo in L’ultimo di sette, ma ancor di più le influenze musicali, quasi una necessità per una straordinaria cantante ‘prestata’ alla scrittura (a cui, è certo, ritornerà presto). Non ci sono, infatti, solo le citazioni dei mostri sacri del jazz, dei brani celebri, delle tecniche di strumento, o gli ‘autoriferimenti’ alle sue canzoni, dal già citato cammeo di 50mila all’orgoglio che in amore è un limite di Per sempre. Musicale è il modo in cui Nina Zilli organizza i pensieri, le frasi, i dialoghi. È una cantautrice e con le parole ci sa fare: ci gioca, le mescola, le fonde, le strapazza, le spinge al limite, a volte anche della decenza, con il sorriso divertito di chi sa che sta provocando, e vuole farlo. Ma, al di là delle tematiche forti, del disincanto e della spavalderia con cui i personaggi affrontano le situazioni limite delle loro vite, al di là di tradimenti, incidenti, alcol e droghe, notti bianche, segreti e bugie, c’è, in questo libro, un messaggio di eccezionale purezza: l’Amore, la vera forza che muove gli esseri umani, cancella ogni nostro peccato e ci restituisce a noi stessi, permettendoci di guardare, finalmente in fondo alla nostra anima.
L’ultimo di sette, Nina Zilli, Rizzoli, “Nuove voci”, 2022, pp. 252.