I malamanager
Annalisa Puglielli
Iacobelli edizioni, “Graffiti”, 2011
Pagg. 192, € 14
Otilia Negresco (sì, proprio come il famoso hotel, ma non chiedeteglielo troppo spesso!) è felicemente impiegata presso un’azienda di prodotti dermocosmetici, nel settore marketing internazionale. Ma, forse perché ha appena passata la boa dei quarant’anni, forse perché in famiglia è già realizzata con un marito e due figli, decide che dalla vita, e in particolare dal suo lavoro, vuole qualcosa in più; e lo chiede. Quello che, in apparenza, si presenta come un legittimo desiderio di novità e miglioramento diventa però, quasi subito, un terribile incubo. Il nuovo ruolo “dirigenziale” si rivela essere non un salto di carriera, ma un salto nel vuoto: Otilia, da donna manager iperattiva, si trasforma improvvisamente (e suo malgrado), in impiegata ‘fantasma’ priva di mansioni, pagata per non far nulla in un lussuoso ufficio. Per molti, sarebbe la situazione ideale; per lei, invece, è l’inizio di un calvario che la vede impegnata a lottare con tutte le sue forze per riconquistare l’identità lavorativa perduta. Finché, più che modificare la situazione, riuscirà – attraverso un percorso psicoterapeutico, il part-time e l’incontro con un nuovo dirigente che casualmente si chiama Hilton! – a cambiare (e a ritrovare) se stessa.
Annalisa Puglielli (che nella vita è poco più che quarantenne e, più o meno come Otilia, lavora da oltre vent’anni nel marketing internazionale per un’azienda farmaceutica) in questo libro dei temi attualissimi riesce a tratteggiare in maniera molto efficace il mondo spietato dei manager d’impresa, che vivono di vijon, miscion e fidbeck, ma accettano qualsiasi tipo di compromesso e ammettono ai vertici del potere un bel paio di gambe e una minigonna, sia pur prive di competenze. E a creare, con Otilia, un’(anti)eroina in cui è facile identificarsi, presa com’è tra il bisogno di conciliazione lavoro-vita domestica, la necessità di soddisfare ad ogni costo le aspettative aziendali, la sofferenza per una situazione lavorativa che non viene mai chiamata con il suo nome, ma che di fatto è mobbing. A starle vicino in ogni traversia, offrendole provvidenziali camomille doppie, l’anziana cuoca siciliana Cettina, unico esempio di solidarietà femminile (un valore ormai sorpassato, sembrerebbe dirci l’autrice) in un mondo in cui la migliore delle colleghe, quando non ti accoltella alle spalle, ti ignora. Ma un’ancora di salvezza, anche nelle situazioni più buie, c’è: guardarsi dentro, ripensarsi, riconvertirsi e soprattutto non arrendersi mai. Il personaggio di Otilia, alla fine, è molto diverso da quello della Mathilde di Le ore sotterranee di Delphine de Vigan: laddove quest’ultima si lascia vivere passivamente, la protagonista de I malamanager non smette mai di sperare, e di lottare.