Il viaggiatore del secolo
Andrés Neuman
Ponte alle Grazie, 2010
Pagg. 492, € 20
Si può scrivere un intero romanzo di 492 pagine, fitto di dialoghi, riportandoli tutti all’interno del discorso indiretto? È quello che fa Andrés Neuman in questo libro che, se non fosse per l’impronta da romanzo classico, sembrerebbe un esperimento di letteratura potenziale. Il tema è quello caro agli intellettuali dell’Ottocento (e del Settecento): il viaggio come esperienza, fonte di conoscenza di altri usi e costumi e di altri luoghi, ma anche di se stessi. È un viaggio attraverso l’Europa quello che porta Hans, giovane tedesco giramondo che si sostenta con le traduzioni letterarie, nella piccola città di Wanderburgo, che già nel nome è tutto un programma: wandern, in tedesco, significa “girare, girovagare, peregrinare, camminare”. E anche la città sembra non restare mai ferma: passeggiando per le sue strade, un viandante non riesce mai ritrovarle dove ricorda che siano, nemmeno con l’aiuto di una mappa. Wanderburgo, però, fa a chi la visita l’effetto contrario: è un luogo da dove nessuno, una volta arrivato, riesce a ripartire. Così è anche per Hans, che si propone di trascorrervi solo una notte, ma vi resta molto a lungo. Nel suo caso, più che merito delle attrattive della città è ‘colpa’ di quelle di Sophie, figlia unica del vedovo signor Gottlieb, che Hans ha conosciuto per caso. Il Salotto di Sophie Gottlieb si apre ogni venerdì agli ospiti colti, per intrattenere conversazioni di alto livello; a queste è ammesso quasi subito il giovane Hans, che coglie l’occasione per intrecciare non solo piacevoli discussioni filosofiche, letterarie, linguistiche, etiche, ma anche un gioco di sguardi e di segnali con la padrona di casa, che sembra desiderosa quanto lui di ricambiarli. Il gioco della seduzione non può che portare alle sue estreme conseguenze, in barba alla promessa matrimoniale che Sophie ha fatto all’insignificante, ma “per bene”, Rudi.
Descrivendoci la lotta tra passione e ragione, tra consuetudini borghesi e desideri reali, Andrés Neuman – il cognome non tragga in inganno: l’autore è argentino e insegna letteratura ispanoamericana a Granada – riesce ad affrontare temi importanti come le differenze culturali, la liberazione della donna (Sophie è certamente una pre-femminista), persino l’emarginazione sociale: Hans vive una profonda amicizia con un organista di strada che alloggia, misero ma felice, in una grotta. Filo conduttore del romanzo è il sogno, che ritorna nei riferimenti letterari (La vida es sueño di Calderòn de la Barca), nell’ansia di conoscere i sogni altrui del suonatore di organetto, nell’impossibilità, almeno in apparenza, per Sophie di realizzare le sue vere aspirazioni: quelli sono i sogni, dice.
Andrés Neuman, però, il sogno di ogni scrittore lo ha già realizzato: a soli 22 anni, nel 1999, il suo romanzo Bariloche è stato inserito dal quotidiano “El Mundo” tra i 10 migliori dell’anno; e nel 2010 questo Il viaggiatore del secolo si è aggiudicato l’importante Premio Alfaguara, più il Premio de la Crítica. In Italia, lo apprezziamo nella splendida traduzione di Silvia Sichel.