Le ore sotterranee

Le ore sotterranee - Délphine de Vigan

Le ore sotterranee
Délphine de Vigan
Mondadori, 2010
Pagg. 216, € 19
EAN: 9788804601326

Possono due vite scorrere parallele, incontrandosi casualmente per pochi attimi, senza riconoscersi l’una nell’altra come due anime con gli stessi desideri? Possono trovarsi più volte sul punto di congiungersi, per poi divergere comunque, come se il destino non permettesse la loro fusione?
È quel che succede ai due protagonisti di questo romanzo di Délphine de Vigan – autrice francese già nota al pubblico per il successo internazionale de Gli effetti secondari dei sogni – che, in un’unica giornata (il 20 maggio), che sembra durare settimane intere, si sfiorano negli stessi spazi sotterranei, per non incontrarsi mai fino alla fine, anche se basterebbe una telefonata per favorire il destino, anche se tutto fa capire che sarebbero fatti l’uno per l’altra.
Mathilde ha compiuto da un po’ quarant’anni, ma già dai trenta non ha più un marito al suo fianco: di lui gli restano i tre figli maschi, e i ricordi di un amore felice, che non ha voluto più ritrovare. Thibault ha la stessa età ed è faticosamente riuscito a lasciare Lila, che lo teneva in pugno con la sua sensualità prorompente, ma era incapace di ricambiare il suo amore.
Sullo sfondo di una Parigi molto diversa da quella turistica, intasata dal traffico, solcata nelle sue profondità da inaffidabili treni metropolitani dei nomi improbabili, Mathilde e Thibault vivono le vite che hanno scelto, che un tempo amavano, ma che ora non sentono più appartenergli.
Thibault avrebbe potuto restare un rispettabile medico di campagna, benestante e stimato, con una bella moglie. Ha scelto di vivere nel caos della città e di girarla da un arrondissement all’altro in una vecchia utilitaria sporca, per portare conforto agli ammalati delle Urgences Médicales.
Mathilde è ‘quadro’ in una grande azienda di marketing, ma il suo lavoro non le piace più. Da quando ha avuto un contrasto con il suo capo, infatti, è vittima di un processo di allontanamento e di esautoramento. Recarsi al lavoro, un tempo routine che riempiva la sua vita, oggi è soltanto un orribile incubo.
È proprio su Mathilde, e sulla sua storia di mobbing (perché di questo si tratta, anche se non viene mai esplicitamente nominato) che si concentra la narrazione, quasi che tutto il resto fosse solo un pretesto per far riflettere i lettori su un argomento ‘scomodo’, troppo a lungo ignorato dai narratori.
Ma se, per Thibault, la speranza di un miglioramento c’è, nel suo sguardo che si posa di nuovo su altre donne, nel suo affrontare le situazioni anche quando prevale il caos, in Mathilde il dramma lavorativo sembra provocare danni irreparabili, ed anche quando le cose si stanno per aggiustare è solo un’illusione.
Assistendo da spettatore alle vite parallele dei due protagonisti, avviluppati in un tempo che scorre con lentezza esasperante, il lettore si aspetta che, in questo 20 maggio in cui qualcosa deve accadere (l’ha predetto una chiromante a Mathilde), qualcosa infine accada. Ma non è così; e tutto (i pazienti e gli amori di Thibault, il malessere e il trasferimento di Mathilde) resta in sospeso, in attesa di una soluzione che ognuno potrà immaginare in un modo diverso.