Bruciante segreto
Stefan Zweig
Adelphi, PBA 561, 2007 (ed. orig. Williams Verlag, 1976)
Pagg. 116, € 9
ISBN: 8845922138
Lo scrittore austriaco Stefan Zweig (1881-1942) – autore prolifico di poesie, racconti, drammi, biografie, traduzioni, con decine di libri in catalogo nell’editoria italiana – ci consegna, con “Bruciante segreto”, un piccolo capolavoro di introspezione psicologica, che, pubblicato dapprima in Svizzera nel 1976, viene riproposto da Adelphi nel 2007.
Nella stazione di villeggiatura di montagna del Semmering, in Austria, si incrociano i destini di tre persone: un giovane barone a caccia di emozioni, la cui preoccupazione principale è non rimanere da solo (“Non aveva alcuna inclinazione a fare i conti con se stesso in solitudine […] Sapeva d’aver bisogno degli altri come smeriglio su cui dar esca ai suoi talenti, al calore e all’euforia del suo cuore, mentre da solo era frigido e inutile a se stesso come un fiammifero nella scatola.”); una ricca e annoiata signora ancora piacente, apparentemente ben disposta alle avventure; suo figlio dodicenne Edgar, l’unico di cui conosciamo il nome.
Contrariamente a quanto potremmo pensare all’inizio, è infatti Edgar il vero protagonista del lungo racconto: entra in scena ben presto e diviene il personaggio chiave della narrazione. Tutto ruota intorno a lui: la conoscenza tra il barone e la madre, lo scorrere delle giornate, l’azione delle serate.
Trovandosi nella delicata fase di passaggio tra l’infanzia all’adolescenza, al ragazzino non sembra vero di poter ottenere le attenzioni (che ancora non sa essere interessate) di un adulto: il barone, che lo tratta da pari a pari. Sviluppa così, in poche ore, un fortissimo attaccamento al suo nuovo amico, che lo prova a portare sentimenti di ardente adorazione, ma anche di bruciante gelosia. Da acuto osservatore, Edgar, una volta capito che degli adulti non ci si può totalmente fidare, nota le schermaglie tra la madre e il suo corteggiatore, pur senza capirne il vero senso: cosa sarà mai quel segreto che gli adulti custodiscono, e che pare essere ovunque, nell’aria, nelle coppie che passeggiano, negli sguardi?
Quando il tarlo del sospetto si insinua a lui, da ingenuo fanciullo Edgar si trasforma, consapevolmente, in persecutore degli adulti, che non riusciranno ad arginarlo, arrivando a trasformare persino l’amore materno in odio.
L’epilogo, però, rimetterà tutto a posto, ripristinando i valori della famiglia e della maternità, così come si conviene nella società austriaca borghese, della quale Zweig (vissuto nella sicurezza economica di un padre industriale ebreo e nel microcosmo artistico e intellettuale della Vienna di fine Ottocento) fa profondamente parte.