Rose e Ben vivono in Irlanda, hanno tre figli, una casa di proprietà, una piccola azienda e una vita borghese discretamente agiata. Rose e Ben sono una coppia come tante, e in fondo non ha molta importanza se l’amore non fa più scintille: finché c’è un focolare domestico, e la sicurezza di poter portare avanti la famiglia, può andare bene tutto così. A Rose, almeno; perché a Ben non va più bene. Ed è lui che, da un giorno all’altro, decide di andare via di casa, senza dare spiegazioni. Dov’è andato suo marito, perché, e con chi? Come fare a spiegarlo ai ragazzi, o forse è meglio attendere, perché ritornerà? Quando Ben si chiude la porta di casa (e forse un pezzo di vita) alle spalle, Rose si ritrova improvvisamente carica di interrogativi.
Di fronte al vuoto, però, non c’è tempo da perdere: deve rimboccarsi le maniche. È pur sempre la vecchia Rose, quella che ha saputo vivere per vent’anni con un uomo che non le ha mai offerto davvero ascolto, comprensione, rispetto della sua individualità. Con lui Rose si è abituata ad assecondare, a glissare, a fingere, a portare avanti un ménage stanco ma in apparenza solido. E allora, che la fiction continui. Solo che, quando si rende conto d’essere stata solo “la metà di niente“, perché il suo rapporto con Ben – sin dal fidanzamento e dai primi anni del matrimonio, ricordati in flashback al presente – non ha mai veramente funzionato, Rose inizia a scoprire le sue risorse. Che non sono poche.
Con un linguaggio preciso, quasi tagliente, che descrive nitidamente la psicologia dei personaggi e soprattutto della protagonista, Catherine Dunne, 41enne al momento della scrittura del romanzo, come la sua Rose, ci regala uno spaccato di vita quotidiana incredibilmente reale, in cui ogni donna lasciata dal partner potrà probabilmente riconoscersi. Rose crede d’essere debole, ma si scopre forte; dipende dallo stipendio del marito, ma è in grado di guadagnarne uno suo; sostituisce con disinvoltura, con i figli, l’autorità paterna e, da sola, riesce a venire a capo del mistero della scomparsa di Ben. C’è probabilmente molto di autobiografico nel romanzo della Dunne (che, come Rose, ha perso il suo secondo figlio); c’è sicuramente, nelle sue parole, un’eco che risuona, in qualche modo, in ogni donna.
Catherine Dunne, La metà di niente, Guanda, 1998