Vita segreta delle emozioni

Vita segreta delle emozioni

In un hotel di Roma a 350 metri da casa sua – Aristotele, Schopenhauer e Proust nella ventiquattrore – Ilaria Gaspari, nel silenzio ovattato d’una notte d’inverno, scrive della felicità. L’ha già fatto in un libro del 2019, Lezioni di felicità (sottotitolo Esercizi filosofici per il buon uso della vita), in cui, per meglio comprendere e raccontarci il pensiero dei filosofi greci, si è calata per sei settimane nelle loro vite, sperimentando su di sé gli insegnamenti di sei scuole filosofiche. “Per scrivere della felicità avevo bisogno precisamente di quello che ho trovato in questa stanza. Le ciabattine di spugna impacchettate nel cellophane, le boccette di shampoo e bagnoschiuma, la cuffia per la doccia, il numero 9 da digitare sul telefono per parlare con la reception, il termostato che non so regolare, un abat-jour dalla luce dorata”. La felicità è tutta qui, sembra dirci Ilaria: nelle piccole comodità, nell’indipendenza delle proprie scelte anche solo per una notte, nella libertà di poter creare finché non arriva l’alba. La felicità è un’emozione. E di emozioni Ilaria se ne intende.

“Sono stata una bambina emotiva, una ragazza emotiva, ora una donna emotiva. Mi agito con poco, mi lascio sconvolgere, mi commuovo, cambio umore”. Ilaria non nasconde le sue emozioni, le mostra: lo ha fatto per tutta la vita, non senza qualche imbarazzo, e ora lo fa per noi lettori, attraverso la filosofia. Cita Epicuro: “È vano il discorso di quel filosofo che non curi qualche male dell’animo umano”. Oggi di mali da curare ce ne sono un bel po’; e allora, perché non iniziare a ‘curarci’ grazie alla consapevolezza, imparando da ciascuna emozione quello che di buono ha da offrici, senza farcene sopraffare? Nasce così la Vita segreta delle emozioni, in cui, in 11 capitoli dedicati a nostalgia, rimpianto e rimorso, ansia, compassione, antipatia, ira, invidia, gelosia, meraviglia, felicità, gratitudine, Ilaria Gaspari ci dimostra – usando l’etimologia, la psicologia, la letteratura, la poesia e naturalmente la filosofia – che le emozioni fanno parte della nostra vita, e anche quando ci sconquassano non dobbiamo averne paura, ma solo cercare di comprenderle.

Così, l’ira (a cominciare da quella di Achille) è il motore dell’azione (e della narrazione omerica); l’invidia viene dal latino video, che significa semplicemente “guardare”: è insomma un “guardare sopra”, di sbieco; la gelosia in fondo non è altro che una richiesta di attenzioni, che ha bisogno “di una dedizione da detective”, che tormenta più chi la prova che chi ne è l’oggetto. L’antipatia è un campanello d’allarme che ci protegge, e in fondo la provano anche i cani, se annusandosi si scartano. Più ardua da affrontare è la nostalgia, quando al luogo che ci manca non è facile tornare (lo impara a sue spese la giovane Ilaria, studentessa all’università di Tübingen, quando la prova per la prima volta). La compassione può confortarci? Non sempre: “come molte emozioni, cambia faccia a seconda della prospettiva da cui la guardiamo”; e quel suo significato di “soffrire insieme” (cum + pati, com-patire) pone domande esistenziali: servirà davvero ad alleviare il dolore, o non ci staremo appropriando della sofferenza altrui senza permesso?

Tra le riflessioni più coinvolgenti ci sono quelle sulla felicità, che “non è solo un istante, ma un percorso, quasi un viaggio, che attraversa anche le mie tristezze”. Riusciamo ad apprezzarla di più quando ci manca: dopo averla persa durante la pandemia è stato necessario cercare di riaverla (“È così, anche, che è nato questo libro”, spiega Ilaria Gaspari. “Volevo che fosse un libro di consolazione”). La felicità passa attraverso la capacità di essere grati; e alla gratitudine l’autrice dedica uno dei capitoli più intensi del libro, raccontandoci la storia di un desiderio realizzato dopo decenni, quello di avere un cane, che non esce da una scatola da regalo con il fiocco ma da dietro le sbarre di un canile. È proprio la spontaneità di un animale, si potrebbe pensare, la metafora del segreto della vita, di cui Ilaria Gaspari sembra offrirci la chiave:

“il premio, che non è un premio, che non è un traguardo da tagliare né una medaglia, che non si conquista alla fine del percorso ma si distilla dentro ogni passo, si rivela per quello che è: il mondo intero, e l’infinita, stupefacente possibilità di aprirci alla vita che ci si spalanca davanti, ogni giorno, ogni volta che arriviamo a dilatare il presente, che saltiamo dentro un’onda e ne rimbalziamo fuori vivi, meravigliati, felici, grati persino; perché sono la meraviglia, la felicità, la gratitudine – non sterili ragionamenti morali, non il desiderio di “essere buoni” cancellando da sé ogni traccia di aggressività o di debolezza – l’unico antidoto, forse, alle passioni tristi, all’odio, all’invidia e a tutta quella costellazione emotiva che vi vuole aridi e impotenti.”

Vita segreta delle emozioni, Ilaria Gaspari, “Super ET Opera viva”, Einaudi, 2021, pp. XIII-168.