Mosaico Napoletano

Mosaico napoletano - Daniela CarelliMosaico Napoletano
Daniela Carelli
Segmenti editore, 2018, Pagg. 236, € 14

Il rosso passione che colora le labbra di una donna, il rosso ciliegia dei frutti maturi colti dall’albero, il rosso sangue della disperazione di chi ha perduto il bene più caro. Il giallo ocra in un dipinto a olio, il giallo caldo del sole che scalda il cuore al primo bacio, e si tramuta nel giallo Positano di una Cinquecento in cui si fanno promesse, vere, d’amore. Il blu di una notte senza stelle resa più scura dal tormento dell’anima, malinconico blues che ritrova la speranza in un cielo blu polvere. Il verde intenso di uno sguardo che incanta, mentre un profumo di shampoo alla mela verde annienta i sensi in attesa del prossimo incontro, per mordere la mela, verde, non del peccato ma della felicità. E il grigio cenere di un mondo senza più colori, il grigio argento vivo di un’anima inquieta, il grigio perla leggero prima che il bianco abbagliante torni a esplodere di nuovo.
Ci sono tutti, i colori, nel Mosaico Napoletano di Daniela Carelli, e ognuno segna un capitolo della storia del protagonista; ma ci sono anche tutti i profumi, tutti i sensi, tutte le emozioni, tutti i suoni.
A cominciare dalle sonorità celebri del nero a metà Pino Daniele, le cui canzoni sono leit motiv del libro e contrappunto delle vicende del protagonista, Giuseppe, che attraversa una vita intera al ritmo del neapolitan sound, adolescente degli anni ‘80 prima e poi adulto, ma sempre in bilico tra rabbia e riscatto: con le sue canzoni, Pino gli racconta “che Napoli è altro: è rinnovamento, alchimia, senso di rivalsa. Napul’è na carta sporca e nisciuno se ne ‘mporta. Napoli è chi fotte e chi è fottuto, è il ladro e il derubato, è tanto lo stuprato quanto lo stupratore.”
È un libro forte, questo di Daniela Carelli, senza compromessi né nei temi né nel linguaggio: racconta che si può amare da morire e morire d’amore; che la famiglia è gioia e sicurezza, rifugio e conforto ma a volte tradimento; che il sesso è emozionante scoperta e anche irragionevole ossessione; che quando si attraversa il dolore prima o poi si ritorna alla felicità. È un romanzo bello, commovente, appassionante come la vita vera, e della vita parla: attraverso Giuseppe (personaggio maschile per scelta, ma uomo-ànthr?pos in cui ciascuno potrà riconoscersi) riviviamo l’adolescenza di tutti noi, la timidezza della prima cotta, la solidità del gruppo dei pari, il gioco della seduzione, la sicurezza del Grande Amore, il dolore della perdita, inclusa quella della spensieratezza. Le emozioni di Giuseppe diventano le nostre – maestria dell’autrice che, racconta, è molto connessa con le proprie; e giriamo le pagine con la speranza che tutto finisca bene, perché in quella storia un po’ ci siamo pure noi. La Napoli sullo sfondo delle vicende, vivida nella sua lingua colorita, nella divertente ironia e nelle tradizioni, è una Napoli reale, che oggi in parte non esiste più: è la città degli anni ’80 e del “nuovo rinascimento” dei ‘90, che l’autrice dipinge con l’affetto di chi si è trasferito per scelta lontano dal suo mare, ma ha la certezza di tornarvi un giorno, e intanto sfoglia l’album delle istantanee migliori.
Nella sua città, Daniela ha ambientato anche i suoi primi due romanzi: Volevo fare la segretaria e Vado a Napoli e poi… Muoio!; e, in questo Mosaico Napoletano, sembra voler confermare che da Napoli si può pur partire, ma è impossibile non continuare ad amarla.

E in quel momento inizio a capire: tutti quei colori, quelle sfumature, ognuna legata a un ricordo, a un frammento della mia vita. Quei colori che come in un mosaico si ricompongono. Piccole tessere che si uniscono per formare un disegno: siamo io… e la mia città… intrecciati indissolubilmente, in un modo tale da non riuscire a distinguere la fine dell’uno e l’inizio dell’altra…; lei le radici, io la pianta. E non si sfugge alle proprie radici, altrimenti ci si perde irrimediabilmente.