I funeracconti
Benedetta Palmieri
“I Narratori”, Feltrinelli, 2011
Pagg. 144, € 14
ISBN: 9788807018640
La paura della morte, inevitabilmente, accompagna da sempre tutti noi. Quale modo migliore di esorcizzarla, allora, se non trasformarla in letteratura? È quello che fa Benedetta Palmieri nei suoi dieci Funeracconti: racconti che di funebre hanno solo la tematica e che, sin dalla copertina, fanno intuire che il tema della morte sarà trattato, dall’autrice, in maniera assai anticonvenzionale. Nulla di triste, infatti, c’è nel testo di Benedetta Palmieri, che con garbo, leggerezza e ironia ci accompagna in un percorso alla scoperta di quello che accade – o meglio potrebbe accadere – quando si muore. Incontriamo così una galleria di personaggi più unici che rari, a cominciare dal “funeralista”, ossia il presenzialista dei funerali, che della sua partecipazione al cordoglio altrui fa un’arte da tramandare. O il collezionista di modellini di carri funebri, che trasmette la sua passione alla prole. E poi Maria Addolorata, “la capintesta di un impero delle pompe funebri”, così esperta nell’arte di celebrare le esequie che, quando lascia anche lei questo mondo, il problema è come organizzare le sue. O la “dama di condoglianza”, che si è specializzata nel dare conforto ai familiari in lutto, offrendo gratuitamente un servizio sociale. Sono invece giornalistici i servizi di “Glamourt”, uno dei racconti più ricchi di ironia, che ritrae la redazione di una rivista patinata dedicata tutta ai trapassi.
Tra uno scritto e l’altro, a fare da collante tra i dieci racconti, c’è l’undicesimo, l’unico in cui il dolore sia veramente presente. È in questo che l’autrice manifesta le sue riflessioni sulla perdita di qualcuno che si ama, così profonde e vere che non si può fare a meno di condividerle, come se fossero sempre state dentro di noi.
Benedetta Palmieri – già autrice di Un, due, tre, stella! – ha una prosa precisa, che non indulge in ridondanze, in cui ogni parola è necessaria per esprimere uno stato d’animo e un pensiero, che lo faccia attraverso il linguaggio ricercato del funeralista o il dialetto napoletano di Gaetà’.
Con questo libro non ha soltanto scritto sulla morte: come lei stessa ci ha raccontato, ha imparato finalmente a vivere.