Ballata per violino e pianoforte

Ballata per violino e pianoforteBallata per violino e pianoforte
Anna Mainardi
Iacobelli, “Frammenti di memoria”, 2013
pp. 168, €14,00

“[…] questo giovanotto appena conosciuto la stava confondendo, la faceva sentire un po’ inquieta, anche. E come mai si erano ritrovati insieme per strada, poi? Milli si sentiva turbata.”
Il primo incontro tra Milli, pianista, e Attilio, violinista, avviene nel 1938 al Conservatorio di La Spezia, complice il Concerto per pianoforte e orchestra opera 16 di Grieg. In breve tempo, dal colpo di fulmine nasce un amore intenso, costante, appassionato, fatto di cose semplici, di condivisione e di musica. L’intesa tra Milli e Attilio è totale, nonostante lui dimostri già un carattere fin troppo serio e possessivo, poco incline a godere delle libertà e a concederne. Milli, però, è completamente affascinata da lui: “A lei piaceva, quel bel moretto. Aveva mani eleganti, dite energiche e virili. Aveva occhi così neri che sembravano pungere come spilli e marcate e folte le sopracciglia. […] E poi era scattante, atletico, vitale. Doveva possedere un temperamento nervoso e passionale, da vero artista, ma anche profondamente buono e sensibile nonostante l’aria vagamente tenebrosa.”
A interrompere i progetti per il futuro arriva però la guerra, pronta a rendere instabile ogni certezza. E allora, non resta che darsene una da soli: ed ecco che Milli e Attilio si sposano, nel giugno del 1940. La loro prima casa è a Genova: qui concepiscono due gemelli. La preannunciata guerra-lampo dura però un’eternità e solo dopo quattro anni Attilio può tornare a casa a riabbracciare la sua Milli e i figli Carlo e Giuseppe, che non ha mai visto. Ritrova una famiglia ancora unita, ma provata dalle sofferenze: Milli ha perso la madre e, per sfuggire ai bombardamenti, è stata costretta a vivere, con altri sfollati, in una galleria ferroviaria. Ma l’amore è intatto e così pure l’intesa fisica. Resta solo da trovare un lavoro: abbandonati i suoi sogni di violinista, Attilio è pronto a qualsiasi cosa, pur di mantenere la sua famiglia (che Milli lavori, per lui, non è proprio concepibile). Inizia così una lunga odissea fatta di cambi di lavoro e di responsabilità, di città e di case, che vede i due sposi attraversare l’Italia dal Nord, al Centro, alle isole (in Sardegna Milli e Attilio sono allietati dalla nascita di una bambina), nella speranza di trovare una relativa stabilità. Unica certezza, però, tra alti e bassi è quella del loro amore, che resterà fedele e immutato per tutta la vita.
In questo libro, Anna Mainardi (che, come la piccola Teresa del racconto, è nata a Cagliari…), già autrice di racconti pubblicati e di articoli sulla rivista Leggendaria, ci racconta la storia vera dei suoi genitori, presentata anche nel 2002 al Premio Pieve S. Stefano dell’Archivio Diaristico Nazionale, in cui ha ottenuto la Menzione d’onore. E lo fa attraverso un racconto avvincente, ricco di testimonianze storiche e soprattutto universale, come universale è il sentimento che lo attraversa dalla prima all’ultima pagina, nelle sue varie connotazioni: quello dell’amore.