Passi affrettati
Dacia Maraini,
“I quaderni di Gioia”, Ianieri Editore, 2008
pp. 64, ISBN 9788888302300
“Una testimonianza, una denuncia, ma anche un atto di simpatia e di attenzione, verso tutte quelle donne che sono ancora prigioniere di un matrimonio non voluto, di una famiglia violenta, di uno sfruttatore, di una tradizione e di una discriminazione storica difficile da superare”.
Con queste parole, sintesi perfetta di un problema gigantesco e ancora in gran parte sottovalutato, la scrittrice Dacia Maraini firma il volume Passi affrettati, che raccoglie, come evidenzia il sottotitolo, testimonianze di donne ancora prigioniere della discriminazione storica e famigliare. Sono i passi affrettati – posati già sul palcoscenico: il testo deriva infatti da un’opera teatrale – di Lhakpa, Aisha, Civita, Juliette, Amina, Teresa e Viollca: sette donne giovani o giovanissime (in molti casi poco più che bambine) vittime in vari modi, tutti gravissimi, della violenza maschile.
Dalla Cina al mondo arabo, dalla Ciociaria al Belgio, dall’Africa alla California, all’Albania, sottolineando la trasversalità del fenomeno che non conosce frontiere, si levano sommesse le voci delle donne abusate: chi da un marito, chi da un familiare, chi da un cliente, chi da un ‘innamorato’.
In ogni situazione, una via d’uscita ci sarebbe: Lhakpa potrebbe far nascere il suo bambino, la famiglia di Aisha potrebbe perdonarla… Ma, nelle storie narrate da Dacia Maraini, per le donne vittime di violenza, come troppo spesso accade nella realtà, non c’è remissione, non c’è speranza: tutto finisce nello scontro con una società patriarcale e maschilista, che attraverso i secoli e le culture non ha mai avuto voglia di rinnovarsi.
A chiedere un cambiamento sono invece le associazioni antiviolenza, Amnesty International (che apre il libro con il logo della sua campagna “Mai più violenza sulle donne”) e Unicoop Tirreno, che, dopo aver promosso il volume nell’anno delle Pari Opportunità, porta avanti i suoi progetti di Responsabilità Sociale per valorizzare le differenze di genere.
Perché, tra qualche anno, i passi affrettati della paura e della sottomissione possano trasformarsi in una corsa libera verso un futuro senza oppressioni.