Auschwitz spiegato a mia figlia
Annette Wieviorka
Einaudi Tascabili, “Saggi” 667, 1999
Pagg. 99, € 6.50
Disegnando il suo albero genealogico per un compito scolastico, una bambina si accorge che non sa indicare con esattezza la data e il luogo in cui sono morti i suoi bisnonni. Qualche anno più tardi, tredicenne, Mathilde decide di conoscere, con l’aiuto dei suoi genitori (il papà scrittore, la mamma storica) la verità sulle sorti della sua famiglia. I bisnonni, i nonni, gli zii, i genitori di Mathilde sono ebrei e alcuni di loro, durante la Seconda Guerra Mondiale, sono stati uccisi nel campo di concentramento di Auschwitz. Nasce così un dialogo a due voci tra mamma e figlia, in cui la prima risponde alle domande della seconda, scoprendo che erano le stesse che aveva sempre tenuto dentro di sé.
“Che cos’è una retata? E un ghetto?”, “Come hanno fatto i tedeschi a sapere che erano ebrei?”, “Che cosa volevano farne?” “Perché si parla soprattutto di Auschwitz?”, “Com’è possibile che degli uomini ammazzassero così dei bambini?”.
Tra tante domande espresse da Mathilde con il candore e l’immediatezza dei suoi tredici anni, tanti “perché?” senza risposta, ma soprattutto uno: perché i tedeschi spesero tante energie per scovare vecchi e bambini ai quattro angoli dell’Europa, soltanto per sterminarli? E perché gli ebrei non opposero resistenza?
In poche pagine, con un linguaggio semplice e diretto quale solo quello di un dialogo tra mamma e figlia può essere, Mathilde con le sue domande e Annette con le sue risposte spiegano al lettore come sia stato possibile che un popolo abbia deciso di eliminarne un altro.
Alla fine del libro, nella postfazione, lo sguardo esterno di Amos Luzzatto commenta il risultato e si pone ancora quattro interrogativi, per cercare di dare un senso agli eventi attraverso l’analisi del momento storico. E per far riflettere che, se è difficile trovare una giustificazione a ciò che fece Hitler in tempo di guerra, ancora più difficile sarà trovarla oggi, in tutte le forme di odio e segregazione razziale.