Maria, 13 anni, viaggia in treno attraverso l’Italia, con il padre, la madre e la sorellina, per arrivare al campo. Che però non è un campeggio, una colonia estiva o un luogo di vacanza, bensì un campo di concentramento. Dove gli uomini vengono separati dalle donne e poi tutti, spogliati dei loro oggetti e dei vestiti ? sostituiti da un’uniforme – vengono catapultati in una “non-vita” senza umanità, senza prospettive e soprattutto senza notizie dei propri cari. Che, in molti casi, non potranno rivedere più. Inizia così, tra mille interrogativi che non potranno trovare risposta, la nuova vita di Maria: non più ragazzina felice e accudita, ma ‘numero’ come tanti altri in un campo di lavori forzati, dove l’attività più ricreativa consiste nel trasportare, senza scopo, mattoni pesanti come macigni da un lato all’altro del cortile. Ma la prigionia non basta a far perdere a Maria la voglia di vivere, che emerge prepotente, tra il freddo, la fame, gli stenti e la paura per la perdita dei propri cari, e le procura legami umani di reciproco sostegno: ad esempio la giovane Elena, con cui giocare con un alfabeto immaginario, in cui L simboleggi soprattutto la Libertà. Mentre la stanza delle donne in cui sono alloggiate Maria e la sua famiglia viene decimata man mano dagli “uomini senza cuore”, e chi rimane si scanna per un tozzo di pane, Maria ripensa alla sua vita di un tempo, riscoprendo il valore delle piccole cose, quelle che ciascuno dà per scontate ma che ora sembrano un bene prezioso. Finché un giorno… E qui l’autrice (insegnante e giornalista, oggi esordiente come romanziera per ragazzi) ci sorprende, fornendoci il perché di alcune ‘tracce’ lasciate come briciole di pane all’inizio del libro, e si cambia registro. È il papà di Maria a rivelarle il perché delle sofferenze degli ebrei e a raccontarle la storia del suo bisnonno, perseguitato solo per una religione diversa e costretto a nascondersi in condizioni proibitive, fino alla cattura e alla deportazione ad Auschwitz. Scorrono così, rapide ma efficaci, le immagini della persecuzione degli ebrei, attraverso una panoramica storica che si intreccia con le vicende personali del bisnonno, fino al momento della Liberazione. Con tocco leggero e grande partecipazione emotiva, che costituisce il segreto per il coinvolgimento dei suoi lettori ? giovani o adulti che siano ? Mariateresa Di Pastena porta all’attenzione dei ragazzi delle scuole medie (a cui Voglia di vivere è diretto in via preferenziale) le vicende dell’Olocausto, offrendoci un libro istruttivo ed educativo che non annoia mai, e che è, ancor prima di un testo sulla Storia, un avvincente romanzo per ragazzi. Coerente dunque la scelta di inserire in coda, e non alla fine di ogni capitolo, lo snello apparato didattico, che unisce alle classiche domande di comprensione del testo numerosi spunti di riflessione su temi di attualità sociale (lavoro minorile, obesità, anoressia, tossicodipendenza, fame…), segnalati anche in un indice specifico.
Mariateresa Di Pastena, Voglia di vivere, Edizioni Protagora, 2014, Pagg. 176