Non avevo capito niente - Diego De Silva

Non avevo capito niente

Divagazioni di una lettrice alla scoperta dei libri selezionati al Premio Napoli 2008.

Nella quarta di copertina, il protagonista viene descritto come simpatico, intelligente, matto, un po’ Mr. Bean, uno che fa ridere. L’umorismo di De Silva, però, è forse un po’ troppo british: l’unica trovata che riesce a strapparmi un sorriso è la continua citazione dell’arredamento Ikea del protagonista, l’avvocato Vincenzo Malinconico. Il resto mi sembra piuttosto statico: troppe elucubrazioni, vorrei più azione. Scrive De Silva a pag. 9: “Un racconto deve avere un capo, una coda e soprattutto un bel po’ di carne in mezzo, se no – inevitabile – la gente si scoccia”. Infatti…
Ben presto, però, arriva una trovata divertente: Vincenzo difende un camorrista chiamato Fantasia. Qui un po’ di humour napoletano affiora e mi strappa più di un sorriso.
Andando avanti nella lettura, qualcosa accade. I personaggi si animano finalmente di vita e io vengo presa dalla trama, anche se trovo un po’ arduo seguire lo stile. Sono a metà.
La seconda parte della lettura è gradevole. Piano piano, riesco a entrare nello spirito del libro. Che è molto napoletano, anche nel linguaggio: una volta capito questo, si apprezza l’autore (più facilmente se si è napoletani; altrove molti dettagli non li coglieranno). Fondamentale rendersi anche conto che da De Silva, almeno qui, non bisogna aspettarsi una storia: questo è un romanzo fatto di personaggi. La trama leggera è solo un pretesto per dare voce alle paranoie della nostra società, attraverso le tipologie umane.
Corro, voglio arrivare alla fine. Forse un po’ prevedibile, ma in fondo la più giusta.
Chiudo il libro, con un dubbio: forse De Silva è un genio e io… Non avevo capito niente.

Diego De Silva, Non avevo capito niente, Einaudi, 2007.