L’omicidio Carosino. Le prime indagini del commissario Ricciardi

L'omicidio CarosinoL’omicidio Carosino. Le prime indagini del commissario Ricciardi
Maurizio de Giovanni
“Tracce misteriose Gold”, Edizioni CentoAutori, 2012
Pagg. 112, € 9,00.

Con i sottili baffetti neri sul viso scuro, i capelli impomatati e la camicia inamidata, ma soprattutto con la sua capacità unica di vedere ancor vivi e parlanti i morti ammazzati con violenza e di percepire le loro ultime emozioni, il commissario Luigi Alfredo Ricciardi è entrato a far parte, già da anni, dell’immaginario collettivo dei lettori di gialli, consacrando il suo creatore, Maurizio de Giovanni, come uno degli autori di maggior successo nel panorama letterario italiano. Ad alcuni anni di distanza dalle edizioni iniziali del primo volume dedicato al ciclo del commissario (quella di Graus nel 2006 e, l’anno dopo, quella di Fandango, con il titolo definitivo Il senso del dolore. L’inverno del commissario Ricciardi), la casa editrice Cento Autori pubblica un volumetto prezioso per tutti coloro che vogliano sapere di più sulle origini del ‘dono’ che permette all’ex delegato di polizia, commissario di pubblica sicurezza presso la squadra mobile della Regia Questura di Napoli, di risolvere con successo ogni caso, o per chi si avvicini solo adesso al suo personaggio.
Nell’accurata introduzione di Aldo Putignano sui suoi esordi, scopriamo che Ricciardi, prima di comparire nel volume che apre la tetralogia a lui dedicata, appare, un anno prima, nell’inedito L’omicidio Carosino, che Cento Autori pubblica qui con altri due racconti: I vivi e i morti e Mammarella. Ed è de Giovanni, a chiusura del libro, a raccontarci la ‘nascita’ del suo personaggio, una mattina di giugno del 2005 al Gran Caffè Gambrinus, quando, “con un computer davanti a cercare ispirazione per scrivere un racconto evitando una figuraccia”, il suo sguardo si incrocia con quello di una piccola zingara che lo fissa dalla strada attraverso il vetro del locale storico. Diventerà la lazzarella, martoriata da una carrozza, dell’avventura iniziale del commissario, e lo spunto per creare un protagonista che possa riportare l’ordine e la giustizia laddove sembrano prevalere il caos del male, l’oscurità del delitto, gli insondabili percorsi della malvagità. Pazienza se Ricciardi, per risolvere i casi, usa il suo talento soprannaturale (pesante eredità materna, che lo rende diverso da tutti e gli impedisce di crearsi una famiglia e finanche di amare): l’importante è assicurare la giustizia, che non sempre coincide con la cattura del vero colpevole, ma che garantisce comunque che il bene prevalga.
Sfondo degli efferati delitti, e delle rapide indagini del commissario, la Napoli del Centro Storico, dove vive il fido brigadiere Maione, dove si consumano atroci delitti nelle case di tolleranza con le signorine giovani dal trucco colato e le orgogliose maîtresse, dove “la nobiltà, la borghesia e il popolino” si mescolano senza “demarcazioni territoriali”, e dove si può morire poche ore dopo il ritorno da un palco al San Carlo, solo perché si è troppo belle e desiderate. A fare da contorno storico alle vicende, senza mai appesantirle, l’epoca del fascismo (come non darsi da fare quando “il Duce in persona… capite… il Duce!” è interessato a un certo caso?), la cui limitata libertà spiega come mai Ricciardi tenga ancor di più a non far conoscere il suo particolare potere. Mentre invece al lettore è chiarissimo un altro potere, quello dell’autore: de Giovanni sa come catturare il suo interesse e poco importa se, almeno in questo volume, scoprire il colpevole non è poi così difficile. Dopo aver letto L’omicidio Carosino, sarà impossibile non voler sapere come continuano le indagini del commissario. Scrive l’autore: “Non è simpatico, Ricciardi. Non è comunicativo, né allegro. Non affascina, non incanta. Ma sapete una cosa? Quando se ne va mi manca. E aspetto il suo ritorno con una gran voglia di ascoltare di nuovo quella voce bassa, e il ricordo del suo dolore.”