La felicità vuole essere vissuta

La felicità vuole essere vissutaLa felicità vuole essere vissuta
Loredana Limone, Salani, 2017
Pagg. 468, € 18, Ean 9788869188978

A Borgo Propizio si è aperta una nuova scuola intitolata a Maria Montessori, il viottolo Scuro ha assunto il meno tenebroso nome di via dell’Ombreggio e una nuova boutique fuori le mura, specializzata nello stile animalier, promette abiti seducenti già dall’insegna: Amandissima. Dopo il terremoto che ne ha danneggiato lo storico simbolo del Castelluccio, il pavé a coda di pavone e ha mietuto sette vittime (una delle quali pare aleggi ancora, fantasma, nella sua casa), il borgo – orgogliosamente ricostruito dai suoi abitanti, guidati dal sindaco Felice Rondinella – è risorto a nuova vita, si è aperto al turismo ed è decisamente in fermento. Tanto che, dall’America, un regista dal curioso nome letterario di Joyce Joy è venuto a trasformarne le origini in materia da film. Il quarto romanzo della saga di Borgo Propizio, che conclude la quadrilogia, ci sorprende sin dall’inizio per l’entrata in gioco di molti nuovi e variegati personaggi, che si affiancano agli abitanti che già avevamo iniziato a conoscere e ad amare, per creare altri intrecci e portare a compimento i destini incrociatisi nei volumi precedenti. Come quello del sindaco Rondinella: dopo essersi congiunto, ma non carnalmente, con l’amica Marietta, riuscirà a dichiarare ai suoi concittadini che la sua vera metà è… Leon? Il maresciallo Bartolomeo Saltalamacchia, dopo aver sublimato il tradimento amicale della sua gioventù nel romanzo Le lancette dell’amicizia, cosa farà quando il passato si ripresenterà all’improvviso? E Claudia, dopo aver sostenuto per anni la famiglia (a cominciare dalla figlia Belinda che, con l’apertura di una latteria in paese, nel primo volume aveva dato l’avvio alla rinascita del borgo), saprà fare i conti con la realtà di un matrimonio ormai finito? A Borgo Propizio la vita scorre in apparenza tranquilla; ma, a ben guardare (anzi, a ben informarsi dalla giornalaia Dora, o dalla signora Elvira), sentimenti e passioni ribolliscono al suo interno come il magma sotto la crosta terrestre, pronti a esplodere, o a raffreddarsi come lava in superficie. È un mondo, quello di Borgo Propizio #4, fatto di donne sempre più in grado di bastare a se stesse e di uomini poco ‘duri’, salvo qualche eccezione, e molto fedifraghi, come il “celebratissimo e internazionale” giallista Rocco Rubino, “nell’immancabile camicia lugubre, che con tutta la buona volontà non riusciva a snellirlo”, che continua a far battere a distanza il cuore della scrittrice Antonia, dopo averlo spezzato. E non è un caso che l’uomo più ‘vero’ sia proprio quello che si sente una donna.
In una girandola di eventi e in una moltitudine di personaggi – che riesce a gestire sempre con disinvoltura, distribuendo a ciascuno, anche alle figure minori, l’attenzione e la partecipazione che ogni scrittore dovrebbe tributare alle sue creature – Loredana Limone ci conduce alla fine della ‘saga’ del borgo, attraverso una prosa che è insieme casta e sensuale e che si fa, con il tempo, più raffinata, sorprendente e musicale. E il lettore spera, giunto alle ultime parole, che almeno qualche personaggio possa sopravvivere alle pagine chiuse rivivendo in una nuova storia, per ricominciare un’altra serie che possa entrare nel nostro cuore.