Contro-filosofia dell’amicizia

Contro-filosofia dell’amicizia

Il cuore in copertina la dice lunga: nell’amicizia, da sempre, a contare è soprattutto l’affetto. E il sottotitolo di Contro-filosofia dell’amicizia aggiunge indizi: Vivere, riconoscere e mantenere un legame speciale. È speciale il legame tra amici, certo; tanto che i filosofi antichi, Aristotele in primis, lo ritenevano così virtuoso da poter essere praticato solo dagli uomini più probi e più saggi, disposti a dedicarvi, in fondo, la vita. Non a caso Pitagora aveva coniato, per il concetto di amicizia, il termine greco philìa, molto simile a philéin, amare; e i latini facevano derivare amicus – colui che si ama – dalla stessa radice di amor.

C’è amore, dunque, nell’amicizia, e non potrebbe essere diversamente: per un vero amico dobbiamo essere disposti a fare di tutto, e lui dev’essere disposto a fare di tutto per noi. “Se ho degli amici non devo mai avvertire un senso di vuoto o desolazione, devo poter sapere chi chiamare”, scrive l’autrice, Simonetta Tassinari. Docente di Storia e Filosofia, esperta di psicologia dell’età evolutiva e di psicologia relazionale, counselor filosofico, la professoressa Tassinari, per scrivere la sua Contro-filosofia, ha intervistato cento persone sulla loro idea di amicizia, arrivando così a stilare una classifica delle qualità che un vero amico deve dimostrare. Prima fra tutte, ormai si sa, è l’affetto; seguono fiducia, sincerità, confidenza e solo al quinto posto vengono disponibilità e appoggio. Come a dire che un amico deve, prima di tutto, volerci bene, e ci dobbiamo fidare di lui. Se poi a volte non è troppo disponibile, non importa: in più capitoli la prof. Tassinari ribadisce che “l’amicizia perfetta era e resta un mito”; che “Avere amici, sebbene imperfetti, è già molto”; e che un po’ di fastidio verso l’amico è fisiologico, fa parte del gioco e delle caratteristiche che ci hanno fatto scegliere proprio quella persona.

Ma come si trova un vero amico, o almeno uno che ci conquisti per un po’? L’autrice, ispirandosi a Freud, dice che “le persone che ci piacciono si trovavano già nel nostro subconscio”, per cui le riconosciamo a prima vista, per “una sorta di colpo di fulmine” paragonabile a quello dell’innamoramento.
E se poi di un amico o di un’amica ci innamoriamo davvero? Sebbene “nella vita reale l’amore e l’amicizia sono così profondamente intrecciati che è difficoltoso distinguerli e separarli”, uomini e donne davvero non ce la fanno a restare indifferenti gli uni alle altre per troppo tempo (lo dice anche la scienza), e può accadere che quella che sembrava solo una bella amicizia si trasformi in un grande amore, complice magari l’“effetto prossimità” – quello che spiega le relazioni nate in ufficio. Una variante meno romantica è l’“amicizia di letto”: una relazione di supporto fisico e morale, che però non passa senza lasciare conseguenze (leggiamo tra le righe che l’autrice non si sente di consigliarla).

Quanti amici bisognerebbe avere, e come cercarli? Simonetta Tassinari cerca di rispondere anche a queste domande: senza arrivare alla soluzione drastica del filosofo Henry D. Thoreau, che nella sua casa nel bosco aveva collocato solo tre sedie per limitare la presenza di ospiti, ci si potrebbe rifare al numero di Dunbar, per cui il massimo di persone con cui riusciamo a rapportarci singolarmente è di 150: non certo poche (e non tutte disposte a venirci in soccorso in piena notte: nelle emergenze, pare che i nostri “migliori amici” non siano più di tre). Per conoscerle, non importa in che luoghi andiamo, ma come ci comportiamo: armi infallibili il sorriso, uno sguardo aperto e curioso e un po’ di gentilezza, e sarà facile aggiungere nuovi amici alla nostra cerchia.

Contro-filosofia dell’amicizia. Vivere, riconoscere e mantenere un legame speciale, Simonetta Tassinari, “Urrà”, Feltrinelli, 2022, pp. 224.